Quest’ultimi giorni per
Acea, ama, atac e i Lavoratori di queste aziende sono stati incredibili. È
successo tutto e il contrario di tutto. La gentile Sen. Lanzillotta, già famosa
a Roma per aver privatizzato la Centrale del Latte, ha presentato due
emendamenti: uno che obbligava il Comune a vendere quote di Acea e un secondo
nel quale le aziende in crisi avrebbero potuto licenziare per motivi economici.
Tutti i partiti hanno votato in commissione per poi indignarsi negando perfino l’evidenza.
Un terzo punto della norma, che ha “scatenato una rivolta” del PD romano e del
Sindaco Marino, era la possibilità per il Comune di aumentare dello 0.3%
l’IRPEF ai romani (il mancato aumento vale tra 130 e 150 milioni di euro). Il
passaggio successivo poi è stato quello di eliminare gli emendamenti
incriminati e tutti ad esultare sui giornali e in tv con dichiarazioni di giubilo
per la ‘’battaglia vinta’’.
Come ha ovviato al
mancato aumento IRPEF il Sindaco Marino? Un taglio per ama di 160milioni di
euro (più circa 70 di iva)! L’attacco a Roma e alle sue aziende da parte di
tutti i rappresentanti politici in gioco è da capire se sia intenzionale (e
quindi deprecabile e da combattere) o non compreso appieno da tutti (e quindi
ancora più pericoloso). Capiamo meglio; la soppressione sacrosanta di detti
commi è un bene per tutti. Il problema che PD romano, M5S, SEL e tutti i finti protettori dei
Lavoratori fanno finta di non notare, è che resta in piedi il comma relativo
all’estensione del patto di stabilità alle aziende appartenenti e/o partecipate
dal comune. Questo significa che sulla gestione dei crediti da parte del Comune
verso le società partecipate varranno le condizioni del patto di stabilità.
Patto che prevede inoltre il fatto che, attraverso criteri pazzeschi, molti Comuni
pur avendo i soldi in cassa non possono spendere. Patto secondo il quale
l’azienda non potrà affrontare nuovi investimenti fondamentali in questo
momento come la costruzione di nuovi impianti per il multi materiale associati
a nuovi piani di gestione per la raccolta rifiuti in grado di arrivare a
livelli europei di raccolta differenziata.
Quindi il futuro di ama
in mano a questi vili avvoltoi non può essere che nero. Quello che si cerca di
fare da anni con ama è far andare l’azienda sempre peggio in maniera
scientifica: piani gestionali assurdi o inesistenti, scelta del gruppo
dirigente per appartenenza politica o familiare, mancanza di ogni futuribile
risoluzione dei problemi in essere, sono solo un metodo per affossare
un’azienda che fa gola a molti. L’unico modo per convincere il cittadino medio
che la privatizzazione sia l’unica soluzione a tutti i mali è la costruzione
dell’emergenza. Il continuo screditamento dei Lavoratori ama è solo un
ulteriore modo per annientare un’azienda che invece rappresenta una risorsa per
i cittadini, un Bene Comune!
Noi Lavoratori
Autoconvocati, come diciamo da tempo, crediamo che la gestione di ama debba
essere tutt’altro. Crediamo che questa debba essere in mano ai Lavoratori e ai cittadini
di Roma attraverso quindi la reale partecipazione dei soggetti che hanno a
cuore la salvaguardia e il rilancio dell’azienda. È finito il tempo di sperare
in quei soggetti politici che sono asserviti alle logiche del mercato e dei
potentati economici che occultamente governano sostenendo il centrodestra o il
centrosinistra di turno. E’ ora che i lavoratori si prendiamo la responsabilità
di imporre le scelte ad ama secondo i bisogni reali dei cittadini.
Prepariamoci dunque ad
un futuro di Lotta e Rivendicazioni, perché altrimenti saremo noi i primi
complici di questa scelte!
Lavoratori Autoconvocati ama
La sig.ra Lanzillotta se davvero volesse porre rimedio alla scandalosa gestione delle municipalizzate romane, può cominciare col rimuovere i vari dirigenti fossilizzati nelle aziende capitoline ormai da anni. Dirigenti sistemati da quel sistema politico che consente anche alla sig.ra Lanzillotta stessa, di sedere sui banchi del nostro Parlamento. A questo punto può sembrare incredibile, ma da immemorabile tempo siamo qui a ripetere queste cose, ma nulla sembra cambiare. Questa nostra classe politica aggredisce tutto quello che trova davanti. Prossimamente saremo chiamati a difendere i nostri beni comuni in modo sempre più duro.
RispondiEliminaFabrizio Cobas